Continua l’iter della proposta di legge sulla sharing economy che rappresenterà un importante punto di partenza verso la regolamentazione del fenomeno.
Ieri si è tenuta l’audizione in Camera di Rossella Orlandi, Direttore dell’Agenzia dell’Entrate, secondo la quale: il testo risponde a obiettivi d’interesse generale, quali la trasparenza, l’equità fiscale, la tutela dei consumatori, il rispetto della concorrenza, senz’altro auspicabili e coerenti alle linee guida tracciate dalla Commissione UE con la Comunicazione del 2 giugno scorso ma, allo stesso tempo, ambiziosi nel contesto dell’economia collaborativa, che di per sé non si presta ad una facile demarcazione.
Il testo in esame vuole disciplinare l’economia collaborativa o della condivisione, sharing economy, che costituisce un nuovo modello economico e culturale fondato sullo scambio alla pari di beni e servizi, in alternativa all’acquisto degli stessi come tipicamente accade nell’economia tradizionale.
In tal modo, si consente a soggetti privati, che non operano in maniera professionale sul mercato, di utilizzare i propri beni privati e di prestare servizi a fini economici e lucrativi.
La rapida espansione dell’economia condivisa pone però al centro dell’attenzione, a livello sia europeo che nazionale, il problema della mancanza di una regolamentazione normativa, sia dal punto di vista sostanziale sia dal punto di vista fiscale, per non favorire un modello che contrasti con il mercato e con le regole della concorrenza, tutelando sia gli operatori professionali che gli interessi degli utenti.
La Commissione UE con la comunicazione pubblicata il 2 giugno 2016, ha predisposto un’agenda europea per l’economia collaborativa ed ha fornito agli Stati membri gli orientamenti e le linee guida finalizzati a garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile di questa forma di scambio.
Obiettivo della Commissione è garantire la possibilità di sfruttare la nuova opportunità senza però creare un’economia parallela informale, priva di regole.
Alla ricerca di una valida soluzione per affrontare la nuova frontiera della sharing economy, alcuni Paesi dell’Unione hanno pubblicato orientamenti sull’applicazione del regime fiscale nazionale ai modelli d’impresa collaborativi, mentre un modesto numero ha scelto di apportare delle modifiche alla propria legislazione nazionale.
Un caso emblematico è la Francia che è intervenuta con un brillante esempio fornito dalla <<loi de france>> 2015 che ha aperto alla possibilità di incaricare le piattaforme online della raccolta della tassa di soggiorno dovuta ai comuni. Successivamente è stato imposto alle piattaforme online anche l’obbligo di informare i loro membri delle somme che essi devono dichiarare all’amministrazione fiscale.
La proposta di legge in discussione in Parlamento (A.C. 3564, presentata il 27 gennaio scorso), è finalizzata a disciplinare le piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e a promuovere l’economia della condivisione.
Dal punto di vista fiscale, all’art. 5, cerca di risolvere le criticità di adempimento degli obblighi fiscali rafforzando la tracciabilità dei redditi, introducendo degli appositi ed efficaci strumenti di contrasto al rischio di evasione che può caratterizzare l’ambito della economia della collaborazione.
La proposta di legge interviene fornendo una qualificazione al reddito percepito dagli utenti operatori mediante la piattaforma digitale, definendolo “Reddito da attività di economia della condivisione non professionale” cui viene destinata un’apposita sezione della dichiarazione dei redditi.
Si tenta così di incentivare lo scambio e la condivisione con una tassazione agevolata. L’utente operatore che non supera la franchigia di 10.000 euro sarà soggetto ad un’imposta con aliquota fissa del 10%. Per i redditi superiori a tale importo è previsto, invece, il cumulo con quelli derivanti da lavoro dipendente o autonomo e l’applicazione dell’aliquota corrispondente.
Il potenziamento della tracciabilità dell’economia della condivisione e dei redditi che ne derivano è realizzato attraverso la previsione dell’obbligo per i gestori delle piattaforme di agire come sostituti d’imposta per i redditi conseguiti dagli utenti operatori.
Sono ancora molti i punti incerti (modalità di determinazione del reddito, discrimine tra attività professionale da economia condivisa e attività occasionale ma per tutto l’ecosistema si spera che la Legge che verrà approvata sarà utile a regolamentare senza opprimere un mercato in piena espansione.
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